lunedì 30 luglio 2012

Lastoni di Formin - via Re Artù

Oggi sono con mister Farmaco, il mio amico farmacista, amante della bella roccia e delle placche. Vista la giornata freddina, e la sua….nostra voglia di sole e roccia calda, gli propongo una via sulle pareti a sud dei Lastoni: la Re Artù appunto.

Sette sono i gradi al pacheggio del Giaù e vento da nord, come da previsione. Con calma andiamo all’attacco dove ci sono altre cordate: una ci precede sulla nostra salita, un’altra sulla vicina Love my Dog. Il sole è appena arrivato, vedo che i due primi di cordata si sfregano le mani, segno che è ancora freddino. L’aria è limpida, ne approfitto per  qualche scatto verso la Civetta.

Il primo tiro lo facciamo un po con il freno a mano tirato, nei successivi siamo più caldi e la scalata è piacevole. Diamo a Cesare quello che è di Cesare, il Farmaco si è tirato tutta la via, io non ho il suo livello. A metà salita mi accorgo che in val zoldana sta piovendo e verso l’Agner idem. Zona Cortina e Sella, il tempo è migliore. Decidiamo di proseguire. Bravo Fabio che risolve a vista il tiro più impegnativo, io invece non sarò all’altezza. Arriviamo agli ultimi due tiri, il temporale si muove verso di noi, dico al Farmaco di tirare dritto fino in cima, io saliro di conserva una volta che finisce la corda. Qualche chicco di grandine picchia sul caschetto che amplifica il suono. Fabio mette il turbo ed arriva all’ultima sosta prima che la roccia si bagli troppo. Io salgo a razzo questi ultimi 70m, arrivando con gli avambracci ghisati in cima. Sul piano sommitale, siamo investiti dal temporale, per fortuna senza né tuoni né lampi, io non li amo. Nevica. Non durerà molto, giusto il tempo di sistemare il materiale e far su le corde.

Belle placche, Farmaco si diverte.
Bel diedro fessurato.


Breve tiro su parete gialla a lame.


Sullo stesso tiro.


Curioso lo scuolabus sui prati del passo Giau.

Se non vi basta la relazione che trovate in intenet, potete usare quella che mi ero preparato io su un post-it: il Farmaco l'ha chiamata "la lista della spesa".

martedì 17 luglio 2012

Corno Del Dogè - Marmarole

Se sono al bar e racconto di questa cima, sicuro mi chiedono dov'è! E' una delle tante cime del gruppo delle Marmarole pochissimo frequentate. Questa salita per la normale rientra di diritto nella categoria delle gite da me definite "Marzumere"!! Lungo sviluppo e dislivello importante per una cima, che secondo il libro di vetta, non vede persone ogni anno. Abbiamo trovato firme del 1986!
Sono in compagnia di due donne: Nicoletta la fodoma e Anna la svedese. Ragazze tenaci e ben allenate, sarà gara vera con loro.
Partendo da Palus San Marco e fino alla cengia del Doge la gita si svolge su sentiero segnato, poi seguendo le poche indicazioni della guida, seguiamo gli ometti, l'istinto e i segni dei camosci.
L'ambiente è stupendo, il passaggio sotto la parete gialla è per una cengia di prato verde all'inglese, cosparso di stelle alpine. Su questa parete noteremo la partenza di due vie a spit, roba da big, no falesia!!
Un passaggio in traverso su roccia buona ci impegna un pò e poi per erti pendii guadagnamo la cima.


Durante la salita abbiamo avuto la fortuna di vedere da moolto vicino le abilità, la destrezza di un camoscio. Certo sappiamo tutti delle sue caratteristiche in ambiente, ma vederlo correre in discesa, faccia a valle, su rocce ed erba fortemente inclinati con passaggi molto esposti ci ha lasciati davvero senza parole. Quel camoscio è stato l'unico incontro della lunga giornata, segno dell'isolamento che contradistingue le cime di questo gruppo. Wilderness.

Corno del Doge

Sull'omonima cengia

Sotto la parete gialla, roccia strepitosa!

Stella alpina.



Nico la Fodoma






Anna, la svedese


Libro di vetta



Il gruppo - autoscatto




Il Basso...Campanile

Il progetto era il Monte Bianco con gli sci! Roba grossa per le nostre capacità, però fattibile con le condizioni giuste. Se non fosse stato per quel metro di fresca sceso in quota ad inizio settimana, forse saremmo anche partiti. Il tempo era perfetto, le ferie erano state concesse e la Nico si era ripresa dopo l'incidente in marmolada. Ma alla fine tutta quella neve, il caldo in arrivo e l'idea di battere traccia ci hanno fatto pensare che avremmo avuto poche possibilità.
Poco male, si cambia meta. Radicalmente. Si parla di roccia e subito ad entrambi viene in mente la cima più nota del Brenta: il Campanil Basso. Che poi tanto basso non è, son quasi 2900m la cima!!
Rifugio Brentei.

Bello giugno, con le sue giornate lunghe da sfruttare a pieno. Poi la fortuna di due giorni senza il rischio dei temporali. Abbiamo dormito al Pedrotti, gestito dalla guida Franco Nicolini con la famiglia. Ottimo il rifugio ed anche la cucina.
Rifugio Pedrotti


Abbiamo scelto di fare la normale, non siamo mica big!! E poi è la prima via dell'anno, mica vogliamo fare gli arroganti! Franco ci consiglia di andare all'attacco dal sentiero Orsi, versante est, per evitare di pestare troppo neve polentosa. "girate dietro il costone e poi prendete il canale che vi porta alla forcella e di lì al vicino attacco..." Detta così la sera prima pareva li dietro l'angolo, un'oretta al massimo ho pensato. I canali erano due e noi abbiamo preso quello più complicato oltre che nevoso che ci ha costretto ad un tiro di corda per traversare alla forcella. Ma certo che ho sbagliato io...dovevo filtrare le informazioni del mitico Franco...un camoscio, viste le sue imprese di concatenamento dei 3000 delle dolomiti prima ed i 4000 delle alpi poi!  A metà mattina ci togliamo le scarpe fradice e mettiamo le scarpette. Non siamo soli, con noi un'altra cordata ci farà compagnia fino a metà, per poi deviare sullo spigolo Fox. Già ai primi metri sento che non sono brillante, la testa non c'è quindi procedo con calma e concentrato anche sul facile. La roccia è super, mi sarei aspettato delle prese più lucide per non dire unte su questa frequentata via del Brenta. Bello il tiro sulla gialla parete Pooli, fradicio il camino a "Y" che porta allo stradone provinciale, la grande cengia che contorna la cima.
Passaggio sulla parete Pooli


Camminiamo ancora su neve e ci portiamo sul versante ovest. Con altri due tiri ci portiamo al tiro chiave. Siamo sul terrazzino nei pressi dello spigolo, la relazione dice "attraversare in massima esposizione sul versante nord per qualche metro e poi salire in verticale seguendo i chiodi..". Parto, traverso i pochi metri finchè vedo i chiodi sopra di me. Più di uno. Penso ci siamo, è qui che devo salire. Sotto i piedi effettivamente c'è del vuoto. Mi guardo attorno e capisco che la placca di fronte a  me non è banale. Ho un chiodo a livello dei piedi, inutile. Peccato perchè è il migliore dei due successivi. A me i chiodi che non sono piantati fino in fondo non infondono gran sicurezza. Provo a sinistra e non va, mi sposto un po a destra, afferro una tacca discreta, mi sposto verso sinistra, e tenendo per un attimo un rinvio arrivo ad una buona presa. Da lì poi arrivo in sosta senza ulteriori difficoltà ma deluso per non aver fatto il passaggio pulito. Questione di testa.
Con altri due tiri arriviamo alla spaziosa cima in concomitanza con la cordata dello spigolo Fox. Dal libro di vetta sembra che siamo i primi della stagione, la soddisfazione è tanta.

La discesa la facciamo assieme ad altre due cordate. Non è presto quando siamo di nuovo all'attacco, ed il parcheggio è lontano. Riusciremo comunque ad arrivare all'auto prima che le tenebre ci impediscano di non vedere il ponte sul torrente davanti al parcheggio. Stanchi quanto basta.

Chi mi dà un passaggio fino al parcheggio?? Vorrei un gelato:)
Campanil basso da ovest                                                                Campanil basso da est

Crozzon di Brenta, spigolo nord tra sole ed ombra.